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5 Agosto 2023

BUDDHISMO magazine luglio 2023


SACRALITÀ ALIMENTARE

di Stefano Bettera

Sovranità alimentare è sacralità alimentare. È la sacralità della terra, è rispetto, tradizione, cultura, radici. Quando parliamo della terra parliamo di noi. Della nostra storia, della nostra memoria. Di un sensodi appartenenza che parla all’assoluto. Parliamo di fatica e di lavoro,ma anche di impegno per restituire dignità a chi ha a cuore la cura
non solo dei terreni in sé, ma della relazione tra ciò che è coltivato e l’essere umano.
Terra significa prima di tutto dedizione, amore, riscatto, memoria.
Significa cura della relazione. Ma, anche, difesa: difesa di un’autenticità naturale troppo spesso messa in pericolo dallo sfruttamento e da interessi che nulla hanno a che fare con una visione religiosa, spirituale o anche semplicemente umana della vita. Terra vuol dire prendersi cura della vita, nella sua accezione più autentica e sacra. E, di conseguenza, prendersi cura, conservare le storie di tutti coloro che a questa decidono di dedicare le proprie forze.
Terra è un orizzonte di speranza, di rinascita, di valorizzazione di quell’agricoltura rigenerativa che raccontiamo in queste pagine attraverso le storie prima di tutto delle donne che sono natura, la natura capace di generare, conservare, curare e trasmettere la vita. Con coraggio, come un dono prezioso.
Restituire sovranità alla terra vuol dire ricordarsi del suo valore generativo e ricollegarsi a quella trasmissione, a quel lignaggio primario che porta la vita con sé, come una madre che accoglie e accudisce. Accudire la terra, rigenerarla vuol dire guarire il mondo. È l’unica strada, la più antica, oggi più che mai per rispondere a una modernità senza memoria.
Nel percorso buddhista la parola che indica la meditazione è presa in prestito dal linguaggio agricolo e porta in sé, fin da allora, la radice che indica l’atto generativo, nel ciclo di nascita e rinascita. Il Buddha, nel momento del risveglio, ha chiamato proprio la terra a testimone di un momento sacro, straordinario, senza tempo. Perché è da lì che si parte, dal più sacro dei testimoni. E noi da qui partiamo.



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